forumambientalista

L’angolo del libro

 La storia del Terzo Mondo (V. Prashad, Ed. Rubbettino, 2009 tradotto da Giusy Muzzopappa )   jjjjtuutk91

 Rievocare il Terzo Mondo, in quanto spazio geografico, politico e culturale, significa oggi, per molti, aprire interminabili discussioni sulle miserie e le catastrofi che nell’immaginario comune caratterizzano tutto ciò che viene associato a quest’idea. Terzo Mondo in quanto sinonimo di un’umanità afflitta, depredata dei suoi diritti e delle sue risorse, in balia di disastri economici, ambientali, politici. Lo studioso indiano Vijay Prashad, tuttavia, con il suo La storia del Terzo Mondo (ed. it. Rubbettino, 2009), costringe i suoi lettori ad assumere un punto di vista differente su questa storia complessa, affascinante e drammatica. Un punto di vista che riporta innanzitutto al centro della scena la sostanza politica e culturale di quello che ha rappresentato il Terzo Mondo non tanto in quanto realizzazione, ma piuttosto in quanto progetto, percorso, fucina di visioni differenti del mondo. Nato dalla violenza delle lotte anticoloniali e formatosi nel contesto della cosiddetta Guerra Fredda, il progetto del Terzo Mondo ha rappresentato per milioni di uomini e donne uno spazio in cui ipotizzare nuove forme di relazioni internazionali, diverse da quelle aberranti che avevano condotto al colonialismo per secoli, allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e avevano avuto il loro culmine nelle due guerre mondiali. Prashad struttura la sua narrazione, serrata e avvincente, secondo i ritmi di una tragedia in tre atti: viaggiando di città in città, di paese in paese, l’autore mette in scena la ricerca di una visione diversa del mondo fondata sul diritto all’autodeterminazione di popoli per secoli oppressi dal colonialismo europeo e dall’imperialismo nordamericano, le insidie interne ed esterne che questo progetto ha dovuto fronteggiare e, infine, il suo assassinio. Un assassinio che nella visione dell’autore ha dei mandanti e degli esecutori ben precisi: nessuno è risparmiato, né le classi dirigenti dei nuovi stati nazionali colpevoli, secondo l’autore, di aver consumato uno scollamento con i loro popoli e di aver sposato forme di governo e di politica autoritarie, né ovviamente le potenze imperialiste e neocolonialiste che hanno fatto di tutto per affossare qualsiasi ipotesi di autonomia dei nuovi stati attraverso meccanismi di dipendenza e di sfruttamento delle risorse naturali ed economiche duraturi e asfissianti. Nonostante il finale tragico, e la sostanziale mancanza di risposte su chi possano essere, oggi, i reali eredi del progetto del Terzo Mondo, questo testo contribuisce a fare luce su una stagione politica, culturale e sociale che ha saputo esprimere, pur con tutti i suoi limiti, un grado elevatissimo di creatività e di passione. Si tratta, in ultima analisi, di un libro fondamentale per tutti quelli che oggi desiderano scoprire le radici non solo dei guasti dell’attuale globalizzazione, ma anche e soprattutto dei potenziali antidoti culturali, politici e sociali ai suoi aspetti più deleteri e oppressivi. I movimenti politici e culturali che, negli ultimi anni, hanno fatto sentire la loro voce nelle sedi più svariate per protestare contro lo sfruttamento, l’oppressione, l’ingiustizia, la distruzione ambientale del pianeta, l’impoverimento culturale hanno una lunga storia, che per molti versi si interseca a quella delineata da Prashad nel suo lavoro. La curiosità verso questa storia, nei suoi successi e nei suoi fallimenti, è essenziale ad un’azione politica e culturale che alla globalizzazione dei mercati e dello sfruttamento risponda con una globalizzazione dei diritti e dell’accesso egualitario alle risorse.

Lascia un commento