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Il Forum Ambientalista aderisce alla marcia mondiale per la pace

In Il Commento on giugno 30, 2009 at 7:27 PM

www.marchamundial.org

comportamenti_pace_2005[1]E’ la prima Marcia Mondiale che percorrerà tutto il pianeta chiedendo la fine di tutte le guerre e lo smantellamento degli armamenti nucleari. Un’azione organizzata per la prima volta a livello mondiale con l’intento di riunire tutte le organizzazioni e le persone che ritengono il pacifismo e la nonviolenza la vera via di uscita dalla situazione attuale mondiale. È una denuncia e al tempo stesso un monito per i governi violenti che stanno portando l’umanità verso una strada senza uscita. È un’azione condotta per riscattare il meglio delle diverse culture e popoli della Terra e per far confluire le volontà di tutta la società civile per eliminare definitivamente la piaga sociale delle guerre. Per ottenere: la scomparsa delle armi nucleari, la riduzione progressiva e proporzionale degli armamenti, la firma di trattati di non aggressione tra i paesi; la rinuncia da parte dei governi ad utilizzare le guerre come soluzione dei conflitti. Per avanzare nell’umanizzazione del mondo. La marcia avrà inizio in Nuova Zelanda il 2 Ottobre del 2009, anniversario della nascita di Gandhi (dichiarato dalle Nazioni Unite giorno Internazionale della Nonviolenza). Si concluderà sulla Cordigliera delle Ande (Parco di Punta de Vacas, Aconcagua) a inizi del 2010. Coprirà una distanza di 100.000 km via terra, con tratti per mare e per cielo. Una equipe di base permanente di 100 persone di diverse nazionalità farà il percorso completo. In concomitanza con il loro passaggio nelle città si realizzeranno festival, incontri, concerti, manifestazioni, forum, ecc..

La partecipazione alla Marcia Mondiale sarà aperta a tutte le persone, comitati, organizzazioni, istituzioni che siano in sintonia con il suo spirito. Si potrà partecipare in diverse forme: aggregandosi ad una delle attività previste nel suo percorso, promuovendo nuove iniziative, partecipando virtualmente a un sito web. La nostra aspirazione è che siano migliaia, anzi milioni, le persone che parteciperanno da tutti i continenti

Giovedì Zelaya torna in Honduras, la polizia spara contro i manifestanti

In Il Commento on giugno 30, 2009 at 7:08 PM

www.assud.net

8D3F3DAE9E60EE5088DD1D6708A13[1]Dopo il golpe del 28 giugno, il presidente Zelaya annuncia dal Nicaragua che tornerà in Honduras il 2 luglio, dopo una tappa a New York. Nel paese, il golpista Micheletti reprime i manifestanti. Ci sarebbero almeno un morto e decine di feriti.  

«Il mio mandato finisce il 27 gennaio del 2010. Mancano sette mesi e saranno in Honduras perché; dopo essere andato a Washington tornerò a Tegucigalpa. Tornerà il presidente eletto dal popolo». Con queste parole il presidente dell’Honduras Manuel Zelaya ha annunciato la sua intenzione di tornare nel suo paese e riprendersi la presidenza dopo il colpo di Stato che domenica lo ha costretto a fuggire in Nicaragua. Le sue dichiarazioni sono arrivate nel corso di un vertice straordinario dell’Alba [Alianza bolivariana de las Americas], al quale erano presenti, tra gli altri, i leader di Venezuela [Hugo Chavez], Cuba [Raul Castro], Bolivia [Evo Morales], Nicaragua [Daniel Ortega] ed Ecuador [Rafael Correa].
Zelaya ha quindi annunciato che giovedì stesso rientrerà in patria accompagnato dal segretario dell’Organizzazione degli Stati americani [Osa], Jose Miguel Insulza. Lo ha annunciato da Managua, dove i paesi membri dell’Alleanza bolivariana per le Americhe hanno ribadito, durante una conferenza straordinaria che ritireranno i loro ambasciatori dall’Hounduras a causa del colpo di stato contro il presidente Manuel Zelaya.
Il presidente dell’Honduras sarà oggi negli Stati uniti, per parlare nel pomeriggio [alle 21 in Italia] davanti all’Assemblea generale dell’Onu a New York e per incontrarsi domani a Washington con il presidente americano, Barack Obama a margine di un vertice straordinario dell’Osa. Poche ore dopo l’annuncio di Zelaya, il presidente statunitense Barack Obama ha definito «illegale» il golpe di domenica.

Nel frattempo a Tegucigalpa la polizia continua a sparare gas lacrimogeni contro i manifestanti che si oppongono al golpe. Ci sono stati scontri tra la polizia e i sostenitori dei Zelaya che si sono radunati per protestare contro il golpe nei pressi del palazzo presidenziale. Si ha notizia di decine di feriti e anche di un morto che tuttavia non è stato ancora confermato dalle autorità. «Ci sono disordini. La polizia li sta reprimendo con durezza. Si odono colpi di arma da fuoco. Ci sono diversi feriti», hanno riferito ieri alcuni testimoni della stampa internazionale.
Zelaya ha ribadito la legittimità del proprio potere e ha assicurato che dopo il colpo di Stato di domenica, in Honduras «la gente è scesa nelle strade in difesa della democrazia e che il paese centroamericano è paralizzato».
Nelle stesse ore, però, il presidente nominato dal Congresso al suo posto, Roberto Micheletti, ha fatto prestare giuramento a cinque nuovi ministri, annunciando che entro la fine della settimana saranno nominati tutti i componenti del nuovo governo, sostenendo di agire «all’interno del sistema giuridico».
Il nuovo ministro della difesa, Adolfo Sevilla, ha annunciato inoltre che «le forze armate garantiranno ai cittadini che il processo elettorale andrà avanti, che le elezioni si svolgeranno regolarmente e che a gennaio ci sarà un nuovo presidente». Al momento però nessun governo straniero a riconosciuto l’autorità di Micheletti né dei suoi ministri.
Il neo ministro degli esteri Enrique Ortez, infine, ha incaricato l’ambasciatore del suo paese presso l’Onu, Arturo Reina, di chiedere il rinvio di qualsiasi riunione che abbia come argomento la situazione in Honduras, per evitare, riferiscono i media locali, «che ci facciano sedere al banco degli accusati e ci giudichino alle nostre spalle».

Continua intanto la pioggia di manifestazioni di solidarietà a Zelaya e al popolo dell’Honduras. Organizzazioni e reti sociali di tutto il mondo, sindacati, governi, istituzioni internazionali si sono affrettate a condannareil golpe di domenica, e a chiedere il reintegro nei suoi legittimi poteri del presidente deposto. Numerose mobilitazioni sono previste in molte capitali europee e latinoamericane.

A Roma si terrà oggi alle 18.30 un sit-in di solidarietà sotto l’ambasciata dell’Honduras.

Viareggio, la tragedia ha dei responsabili

In Ufficio stampa on giugno 30, 2009 at 3:15 PM

trenitalia[1]“Era una tragedia che si poteva evitare, non era la prima volta che cedeva l’asse del carrello e non si è intervenuti. Governo e Ferrovie pensano all’alta velocità e non ai lavori utili di manutenzione dei treni”. Ciro Pesacane, presidente del Forum Ambientalista, si dice sconcertato per il fatto avvenuto ieri notte a Viareggio, dove al momento ci sono 15 morti e una trentina di feriti gravi.

“Come per il terremoto dell’Abruzzo, dove la Protezione Civile pur allertata nei mesi precedenti è rimasta inerme, ci sono dei responsabili che ora ne devono rispondere”, sostiene Pesacane.

“La verità – aggiunge – è che nel Paese siamo investendo per opere inutili e dannose per impatto ambientale come l’alta velocità e non si mettono risorse sui lavori indispensabili, come la manutenzione delle strutture e la messa in sicurezza dei territori”.

“Il governo – conclude l’ambientalista – faccia almeno questa volta autocritica e rimedi all’errore finanziando il trasporto sul ferro e cambiando politica sulle maxiopere”.