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Nucleare. “La Sogin sta già costruendo un deposito al Garigliano”, l’annuncio dei Verdi

In Senza categoria on ottobre 12, 2010 at 6:39 PM

I Verdi riaccendono i riflettori sul nucleare: ”La Sogin sta già costruendo un deposito per le scorie nucleari, occultando ai cittadini informazioni essenziali e la verità”.  Lo afferma il Presidente nazionale dei Verdi per la Costituente ecologista Angelo Bonelli che aggiunge:”Si tratta dell’area dell’ex centrale atomica del Garigliano tra le province di Caserta e Latina, dove la Sogin sta ultimando (la fine dei lavori è prevista per il 2011) in grandissimo segreto i lavori per un deposito”.

”Si tratta di un’area soggetta ad esondazione del fiume Garigliano che già in passato ha provocato numerosi e gravi incidenti all’ex centrale. Più volte noi Verdi abbiamo chiesto di poter visitare l’impianto ma l’accesso ci è stato sempre negato”.

”L’annuncio fatto oggi da Potenza rappresenta una presa in giro inaccettabile – conclude Bonelli -. Presto renderemo noti gli altre aree che sono state già decise da Sogin e immediatamente secretate, negando ogni forma di democrazia partecipata, direttamente dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, forse perché il nucleare e i depositi per le scorie radioattive potrebbe diventare lo scomodo ‘convitato di pietra’ di eventuali prossime elezioni politiche

Pari opportunità: l’Italia scende in classifica, meglio di noi anche Vietnam, Ghana e Malawi

In Senza categoria on ottobre 12, 2010 at 6:32 PM

Peggiora il brutto voto dell’Italia in materia di pari opportunità tra uomini e donne: il Paese scende infatti dalla posizione numero 72 quella nomero 74. E’ l’ultima classifica del World Economic Forum (Wef) sul divario di opportunità tra uomini e donne,in 134 Paesi.

”L’Italia continua a risultare uno dei Paesi dell’Ue con il punteggio più basso. I progressi si otterranno quando i paesi troveranno il modo di rendere matrimonio e maternità compatibili con la partecipazione economica delle donne”.

L’Italia è seguita, tra i Paesi avanzati, solo dal Giappone ma preceduta da Repubblica Domenicana, Vietnam, Ghana, Malawi, Romania e Tanzania, solo per citarne alcuni.

Le prime quattro posizioni sono tutte appannaggio dei Paesi nordici, Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia nell’ordine, nazioni che continuano a lavorare per eliminare “le disparità di genere”, afferma Klaus Schwab, fondatore e presidente del World Economic Forum. In fondo alla classifica ci sono Mali, Pakistan, Ciad e Yemen.

“Le differenze tra i sessi”, spiega Schwab “sono direttamente correlate con l’alta competitività economica: donne e ragazze vengono trattate in modo equo se un Paese è in crescita e prospero. Ma abbiamo ancora bisogno di una vera rivoluzione per le pari opportunità, non soltanto mettendo insieme un largo gruppo di talenti sia in termini numerici che qualitativi, ma anche creando una maggiore sensibilità rispetto al problema nell’ambito delle nostre istituzioni”, sottolinea il presidente del Wef, che organizza anche il forum di Davos.

L’Italia naviga nelle parti basse della classifica a causa dello scarso indice di “partecipazione e opportunità nell’economia” (97mo posto), che emerge dalle differenze salariali (posto numero 121) e dalla partecipazione alla forza lavoro (posto numero 87) tra uomini e donne. Anche rispetto alla “salute e all’aspettative di vita” l’Italia perde terreno: in un anno è scesa dall’88mo al 95mo posto a causa dell’aumento della disuguaglianza a danno delle donne

Finmeccanica: tutto quello che avreste voluto sapere… e che osiamo chiedere

In Senza categoria on ottobre 12, 2010 at 5:54 PM

Elicottero multiruolo T129 – Foto: Finmeccanica

Cosa vorreste sapere dal “Rapporto di Sostenibilità” di una delle prime dieci aziende al mondo che produce e commercia in armamenti? Qual è stato il suo fatturato in sistemi militari? Oppure a quali paesi sono state vendute quali e quante armi? O quanto ha ricavato da questo particolare business? Tutte domande alle quali le 136 pagine del Rapporto di Sostenibilità” di Finmeccanica (in .pdf) non risponde.

Pubblicato lo scorso luglio, proprio nel bel mezzo delle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto i vertici dell’azienda, il rapporto viene presentato solo oggi ma in pompa magna all’Università Cattolica di Milano: sono previsti i saluti introduttivi del Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Lorenzo Ornaghi, il saluto istituzionale del Sindaco di Milano Letizia Moratti e l’intervento di Pier Francesco Guarguaglini, Presidente e Amministratore Delegato di Finmeccanica che risponderà anche alle domande degli studenti. Ne suggeriamo qualcuna, senza offenderci se gli studenti ce le copieranno.

Innanzitutto il rapporto. Il terzo della serie, “Rapporto di Sostenibilità 2009” intende essere una importante tappa del percorso di rendicontazione di sostenibilità intrapreso dal Gruppo Finmeccanica” – spiega l’introduzione metodologica al documento. La multinazionale nel 2009 conta nel mondo 77mila dipendenti di cui circa 43mila in Italia e sviluppa i propri ricavi soprattutto nel settore della “elettronica per la difesa e sicurezza” (6,7 miliardi di euro) e dal settore elicotteristico sia civile che militare (quasi 3,5 miliardi) ma anche dalle aziende specificamente dedicate al “settore difesa” (quasi 1,2 miliardi di euro di ricavi): un’industria in crescita considerato che i ricavi nel 2009 ammontano a quasi 18,2 miliardi di euro con un incrementi rispetto all’anno precedente del 21%. (p. 12)

Secondo uno studio (in .pdf) dell’autorevole istituto di ricerca svedese SIPRI, Finmeccanica figurava già nel 2008 come l’ottava azienda al mondo nel settore degli armamenti con vendite per oltre 13,2 miliardi di dollari che rappresentano il 53% di tutte le vendite dell’azienda. In una parola, più della metà del fatturato di Finmeccanica proviene dal settore degli armamenti che spazia dai già menzionati sistemi di “elettronica per la difesa e sicurezza” (conle controllate DRS Technologies, Elsag Datamat, Selex Communication, Selex Galileo, Selex Sistemi Integrati, Selex Service Managment, Seicos), alle produzioni miliari della Agusta Westland, Alenia Aeronautica, Alenia Aermacchi, Eurofigher GmbH, a quelle specificamente del “settore della difesa” (cioè degli armamenti) della Oto Melara, della MBDA e della WASS. In una parola, dai radar di puntamento e di tiro ai cannoni, dai caccia ai siluri, dagli elicotteri Mangusta ai missili aria-aria Meteor.

Un bell’arsenale che – considerato che per più della metà costituisce il core business dell’azienda – ci si aspetterebbe da un rapporto di sostenibilità di sapere a chi è stato venduto. E invece su questo dato “strategico” il rapporto del 2009 di Finmeccanica tace. Forse non voleva farci sapere che il principale affare del 2009 – dai contorni non certo trasparenti – è stato quello della Alenia Aeronautica con la britannica BAE per 72 caccia Eurofighter (EFA) all’Arabia Saudita? O che l’anno precedente il big business era stato quello della Agusta Westland per i Mangusta del valore di oltre un miliardo di euro alla Turchia accusata da Amnesty International di reiterate violazioni dei diritti umani? O che nel 2007 la maxicommessa era stata quella di un lotto di missili contraerei Spada-Aspide della MBDA al Pakistan proprio nel bel mezzo dello “stato di emergenza”?

Non sono quisquilie considerato che si tratta dei principali affari nel settore militare di Finmeccanica degli ultimi tre anni che, guarda caso, hanno visto come destinatari paesi nelle zone più “calde” del pianeta. E non potrebbe essere diversamente visto che negli ultimi anni i principali affari sono stati fatti coi paesi del Sud del mondo. Un rapporto di sostenibilità di 136 pagine qualche delucidazione su queste esportazioni potrebbe però darcela. Soprattutto alla luce della parole del presidente Guarguaglini secondo cui “Per ogni cosa che facciamo, dobbiamo chiederci: la scelta che stiamo per intraprendere va nella direzione giusta? Ci porta a essere più sostenibili? Crea valore per tutti gli stakeholder?” (p. 6).

Singolarmente, invece, proprio su queste “questioni controverse” il rapporto di Finmeccanica pare trincerarsi dietro il più classico dei paraventi, quello della “legalità”. “Il Gruppo Finmeccanica, attraverso specifiche strutture organizzative, monitora costantemente l’osservanza a tutte le norme vigenti” – afferma categorico il rapporto (p. 67). Ciò che è “legale” in un paese (pensate ad esempio al lavoro minorile) può non esserlo in un altro e la legalità non esaurisce certo il più ampio campo della “sostenibilità”.

Non va dimenticato, in proposito, che è proprio il Governo, attraverso il Ministero dell’Economia (MEF), il principale azionista di Finmeccanica. Un serio rapporto di sostenibilità dovrebbe allora spiegare un’evidente conflitto si interessi: e cioè, per quanto riguarda le autorizzazioni all’esportazione di armamenti, come si concilia il ruolo del principale azionista (il Governo col MEF) con quello dell’arbitro e del controllore (lo stesso Governo attraverso il Ministero degli Esteri che è preposto a rilasciare le autorizzazioni all’esportazione). Senza questo chiarimento serve a poco mettere in bella evidenza nel Rapporto (p. 71) che “Finmeccanica non ha mai subíto condanne per violazione delle norme contenute nella Legge 185/90” (sull’esportazione di armamenti – ndr). E chi dovrebbe condannarla? Lo stesso Governo che ha rilasciato a Finmeccanica le autorizzazioni all’esportazione?

Ancor più singolare appare però la seguente affermazione: “Oltre al rigoroso rispetto dello spirito e della lettera della legge, Finmeccanica si vincola volontariamente a ulteriori impegni” tra cui quello di “Stabilire rapporti industriali o commerciali solo con i Paesi il cui Governo è riconosciuto dall’Unione Europea e non relazionarsi con nazioni o soggetti privati che non offrano adeguate assicurazioni di democrazia, rispetto dei diritti umani e prevenzione della corruzione” (p. 72). Una semplice domanda: Arabia Saudita, Turchia e Pakistan (ma l’elenco è molto più lungo) sono per Finmeccanica “nazioni che offrono adeguate assicurazioni di democrazia”? Consiglio vivamente ai vertici dell’azienda una ripassata ai rapporti di Human Rights Watch e di Amnesty International, oltre che a quelli delle Commissioni dell’Onu sui diritti umani.

Il rapporto presenta, infine, alcune affermazioni alquanto ambigue. Una per tutte per non tediare il lettore. A p. 15 si legge che “Finmeccanica non produce e non è in alcun modo coinvolta nella fabbricazione o nella commercializzazione di armi leggere non convenzionali, né di armi controverse (per es., bombe a grappolo, mine antiuomo, bombe chimiche e/o batteriologiche nonché proiettili all’uranio impoverito). Un concetto ripreso a p. 67 dove – parlando degli investitori “socialmente responsabili” si afferma che è uno dei “temi specifici del settore Aerospazio e Difesa, come il coinvolgimento nei Paesi critici (Iran, Corea del Nord, Sudan) e/o nella ricerca, realizzazione, produzione, commercializzazione di prodotti controversi come armi batteriologiche, bombe a grappolo e mine antiuomo”.

Segue un’affermazione a dir poco ambigua. “Questi temi sono oggetto di attenta analisi da parte di fondi internazionali di origine scandinava, di fondi di investimento pubblici e privati e di società di assicurazioni del Canada e degli Stati Uniti”. Tra questi fondi internazionali di origine scandinava ve ne è uno – non menzionato dal rapporto – dei maggiori fondi di investimento mondiali: si tratta dell Norwegian Government Petroleum Fund il cui Advisory Council on Ethics già dal dicembre 2005 ha pubblicamente escluso Finmeccanica proprio per la sua produzione di “armamenti controversi”. In Italia ne demmo notizia noi di Unimondo e pochissimi altri: l’esclusione di Finmeccanica da uno dei maggiori fondi di investimento mondiali controllato da un rigoroso e autonomo comitato etico come quello norvegese è tuttora vigente. Ma anche su questo il “Rapporto di Sostenibilità” dell’azienda non solo tace, ma – come riportato sopra – lascia anzi chiaramente intendere che non vi sarebbe alcun problema con gli “investitori socialmente responsabili”.

Il presidente Guarguaglini nella sua lettera di introduzione afferma che “Le questioni legate alla sostenibilità dello sviluppo non sono un problema “di qualcun altro”: non dei Governi, non delle imprese, non “della gente” soltanto. L’impegno di ognuno degli attori in gioco è necessario; nessuno, da solo, è sufficiente. Ciascuno deve fare la propria parte”. E – spiega ancora Guarguaglini – “Come impresa, vogliamo essere “buoni cittadini” nella nostra comunità di riferimento, che oggi è il mondo”. Per esserlo davvero, stando a questo rapporto, Finmeccanica ha ancora da fare un bel po’ di strada. Nella piena trasparenza e completezza dell’informazione. Senza ambiguità nè reticenze.

PROCESSO MARLANE VERGOGNA

In Senza categoria on ottobre 12, 2010 at 12:04 PM

 

Sapevamo che questo nostro processo, che ancora non vede nessuna presenza pubblica accanto ai cittadini vittime ed alle associazioni, è importante. Non fosse altro che per il numero di morti sul lavoro implicato e per il disastro ambientale in area urbana. Oggi ne abbiamo avuto la conferma.

Gli Avvocati della difesa Onorevoli Sisto e Ghedini (ricorda niente questo cognome?) hanno chiesto il rinvio della stessa per impegni parlamentari. Eppure non erano presenti nell’udienza del 30 Settembre e si erano fatti sostituire da colleghi. E non eravamo neanche oggi in fase dibattimentale ma ancora alle prime schermaglie sulla costituzione di parte civile.

Una risposta possibile c’è: vogliono, come tutti gli avvocati, correttamente, vincere la causa. Sanno che il processo, eccellente per gli imputati, è importante. Soprattutto hanno paura della verità. Gridata in silenzio dalle decine di parenti delle vittime. Urlata in silenzio dalle associazioni che li rappresentano come lavoratori e da quelle che rappresentano il territorio offeso.

Non a caso il Giudice nell’accogliere doverosamente la richiesta ha rinviato l’udienza a Sabato 16 Ottobre. Di sabato il Parlamento non funziona, sia l’aula sia le commissioni. Ma di norma neanche il Tribunale. Per un giudice, che notoriamente appartiene ad una categoria che vuol lavorare poco, deve essere un sacrificio enorme. Un ulteriore scontro tra poteri?

Come ne usciranno Sisto e Ghedini? Con l’espediente di un nuovo coniglio dal cilindro da prestigiatore, ruolo al quale sono costretti da tempo dai loro clienti eccellenti?

Noi suggeriamo una modesta proposta: visto che l’onorevole duo lavora in Parlamento (ma è possibile conoscere il tasso di assenze dei due in aula ed in commissione?) perché non presentano una proposta di legge o, meglio, un decreto. Ne hanno i numeri! Il contenuto della legge è semplice: estendere il cosiddetto lodo Alfano anche agli imprenditori nelle fabbriche dei quali si muore (Di lavoro? Per caso?). Naturalmente per questa categoria, non essendo eletta dal popolo (ma sono pur sempre gli ELETTI) la protezione va estesa fin quando persistono nella qualità di imprenditori (nelle cui fabbriche si muore. Di lavoro! Per caso!). A vita insomma!

I parenti dei morti ringraziano. Ma anche noi. Un piccolo processo periferico assurgerà, purtroppo solo per questo episodio, ad un rango più elevato, con diritto all’attenzione nazionale fin qui scarsa. In ogni caso VERGOGNA!

Ciro Pesacane                                                                                       Mauro Di Marco.

Presidente Nazionale                                                                            Coordinamento Regionale

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