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Unicredit: 4.700 esuberi Gheddafi primo socio

In Senza categoria on agosto 5, 2010 at 4:16 PM

La trattativa a settembre. Cgil: «Serve un piano industriale con garanzie per l’occupazione». I libici tornano in testa nell’azionariato con il 7%.

Con l’approvazione del «Bancone», la riorganizzazione strutturale di Unicredit, arriva anche l’annuncio di altri 4.100 esuberi, su un totale di 57mila dipendenti del gruppo in Italia. A questi, che l’istituto vorrebbe in uscita nel triennio 2011-2013, si assommano 600 persone che hanno già raggiunto un accordo per lasciare l’azienda, ma che sono rimaste bloccate dalla chiusura della finestra pensionistica decisa con la manovra. L’annuncio Unicredit «rischia di rappresentare un fatto drammatico – dice Agostino Megale, segretario Fisac Cgil – se non affrontato nell’ambito di un piano industriale che dia garanzie per l’occupazione: Profumo non segua i cattivi esempi, come Fiat, e lavori per rafforzare le relazioni industriali». Dell’effetto Marchionne parla anche Fabio Sileoni della Fabi Cisl: «Ha purtroppo contagiato, come un effetto domino, anche Unicredit. «Comunque siamo molto sorpresi – aggiunge – soprattutto per l’entità e l’importanza dei numeri. Non si era mai parlato di numeri così importanti ». Il ministro Sacconi parla di «un doveroso confronto approfondito. Vietati in tutti i modi atti unilaterali», dice. Lo faranno a settembre, quando si dovrà discutere anche il contratto nazionale.

Lo scenario è quello dell’andamento negativo del settore bancario e della contrazione degli utili Unicredit, che in tre anni sono passati da 6 miliardi a 1: elementi che l’altro giorno hanno portato alla fusione delle controllate Unicredit Banca, Unicredit Banca di Roma, Banco di Sicilia, Unicredit Private Banking, Unicredit Corporate Banking, Unicredit Family Financing Bank e Unicredit Bancassurance management and administration, ultimo gradino del progetto di riorganizzazione strutturale denominato Banca Unica. E il Bancone, come viene chiamato, porta con sè i 4.100 esuberi, che seguono i 7.500 già usciti negli ultimi tre anni.

La Cgil chiede «garanzie per l’occupazione – riprende Megale – partendo dal fatto che si può anche ragionare su eventuali uscite per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione dando priorità a criteri di volontarietà, e soprattutto concordando un piano per l’inserimento al lavoro dei giovani all’insegna del rispetto del contratto nazionale di lavoro e dei diritti». In sostanza, sul tavolo della trattativa di settembre la Cgil mette la possibilità di nuove assunzioni, a fronte delle migliaia di fuoriuscite. Nei tre anni precedenti, del resto, sono entrati in azienda 3.500 giovani. Sulla vicenda la Cisl sottolinea in una nota che solo pochi giorni fa «il presidente dell’esecutivo Abi, Francesco Micheli, e il neo presidente Giuseppe Mussari prendevano le distanze dal nuovo modello di relazioni sindacali inaugurato da Marchionne». Unicredit, dice adesso Sileoni, «si pone politicamente e contrattualmente fuori da quella concertazione rivendicata dal nuovo presidente dell’Abi».

Si viene a sapere, intanto, che i soci libici possiedono «effettivamente» il 7% di Unicredit, superando così anche i neo-azionisti di Abu Dhabi, Aabar, fino ad oggi in testa nell’azionariato col 4,99%. L’operazione messa a segno a fine luglio dalla Lia, Libyan Investment Authority (il fondo sovrano di Gheddafi), che ha portato la propria partecipazione al 2,07%, si aggiunge a quelle della Banca Centrale Libica e della Libyan Arab Foreign Bank, che detengono un altro 4,98%. La Lia è il braccio finanziario del colonnello Gheddafi, lanciato con lo scopo di gestire i proventi legati al petrolio, un’organizzazione governativa fondata nel 2006 per gestire appunto gli utili derivanti dalle attività petrolifere del Paese. Si tratta di una holding che gestisce fondi d’investimento del governo che provengono dall’industria del petrolio e del gas in varie aree del mercato finanziario internazionale. Si stima che la Lia abbia asset e riserve per un controvalore di circa 70 mld di dollari.

05 agosto 2010

Il 7 e l’8 agosto liberiamo il mare dalle cicche

In Senza categoria on agosto 5, 2010 at 4:01 PM

Quanto inquina un mozzicone di sigaretta? In Italia ci sono circa 12 milioni di fumatori: considerando un consumo medio di 15 sigarette al giornoa persona, vengono prodotti circa 180 milioni di mozziconi al giorno, 66 miliardi all’anno. Molti di questi mozziconi vengono gettati sulle spiagge o nel mare. L’Unep, il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite ha calcolato che i mozziconi di sigarette con il loro contenuto di catrame e nicotina e il filtro, che impiega da uno a cinque anni per degradarsi, costituiscono il 37% dei rifiuti raccolti nel Mar Mediterraneo.
E’ per questo che Marevivo dà il via il 7 e l’8 agosto prossimi alla campagna nazionale “Ma il mare non vale una cicca?”. Alcuni gruppi di volontari distribuiranno in questi due giorni in 250 spiagge italiane 80.000 posacenere tascabili (un sacchetto in plastica che può essere lavato e riutilizzato) insieme ad altrettanti opuscoli informativi. Lo scopo è quello di evitare l’abbandono dei mozziconi di sigarette sulle spiagge e nel mare. La rpima edizione della campagna si è svolta nel 2009 e ha visto la distribuzione di 40.000 posacenere, quest’anno si raddoppia.

Guidava brillo in bicicletta, due mesi di domiciliari e poi in carcere. Alfano farà luce sul “caso” di Enrichetto

In Senza categoria on agosto 5, 2010 at 8:23 am

Il caso di Enrichetto, denunciato dal giornalista de La Stampa Massimo Gramellini, ha fatto muovere anche le alte cariche dello stato, in particolar modo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, che si occuperà personalemente della vicenda.

Ma cosa è il “caso Enrichetto”? E’ la storia di un uomo che per aver girato in bicicletta con un bicchiere di vino in più in corpo si era visto affibbiare due mesi di arresti domiciliari ”come uno della cricca”, spiega Gramellini. Poi, un giorno, ad Enrichetto viene voglia di mangiare del salame. Esce di casa e va a comprarlo. Una zelante vicina di casa avverte subito i carabinieri e il malcapitato finisce direttamente in carcere come evaso.

”Adesso – racconta ancora Gramellini – Enrichetto giace nell’infermeria del carcere astigiano di Quarto. Rifiuta il cibo, come chi si sta lasciando morire. La sua non è una protesta. E’ che gli è venuta la malinconia. Sa che a settembre lo condanneranno per evasione e a lui non sembra giusto, ecco. Tutto perchè una volta è salito in bici un po’ brillo e un’ altra volta è uscito di casa per comprare un salame”.

”Ho letto ieri di questa storia – risponde Alfano dopo l’intervento di Donadi dell’Idv nel quale si chiedeva l’ interessamento del Guardasigilli – e avevo già chiesto ai miei uffici di accertare se esistono i presupposti per un intervento”. Secondo il ministro, infatti, per questa storia si potrebbe far valere il principio contenuto nell’articolo 27 della Costituzione secondo il quale le ”pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanita”’.

Mistiche statue degli dei con il volto coperto da gorgonie, un tempio antico custodito in fondo dall’oceano. Una spettacolare scoperta, forse le rovine dell’antica Atlantide, che hanno messo in eccitazione il ministero indonesiano della Cultura e del Turismo. Immediato l’annuncio del ritrovamento di 10 templi nello stretto tra Java e Bali.

In Senza categoria on agosto 5, 2010 at 8:17 am

Mistiche statue degli dei con il volto coperto da gorgonie, un tempio antico custodito in fondo dall’oceano. Una spettacolare scoperta, forse le rovine dell’antica Atlantide, che hanno messo in eccitazione il ministero indonesiano della Cultura e del Turismo. Immediato l’annuncio del ritrovamento di 10 templi nello stretto tra Java e Bali.

Ma la  scoperta rivoluzionaria è stata immediatamente “affondata”. La città altro non è che un parco a tema subacqueo costruito da un sub britannico per intrattenere i suoi clienti.

Paul Turley, 43, ha creato la città sommersa nel 2005 per i visitatori della sua scuola Pemuteran, a nord-ovest di Bali. Lui e un collega australiano, Chris Brown, hanno anche l’obiettivo di sottolineare l’importanza della conservazione delle risorse marine.  I subacquei che visitano il giardino del tempio poi possono infatti fare una donazione al progetto Giardinieri Reef, dove si formano disoccupati pescatori locali per mantenere i coralli vicino al giardino del tempio.

5 agosto 2010 | 08:00  
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