TORINO – La Fiat memore del suo passatoi antisindacale, delle sua azioni repressive contro i lavoratori, delle vere e proprie angherie cui sottoponeva gli operai che osavano mettere in discussione le sue decisioni non si smentisce. Ai tempi del manager “moderno”, Sergio Marchionne, osannato anche in ambienti “ riformisti” come salvatore della patria, quello che può segnare una svolta nelle relazioni industriali troppo antiche, come dicono Chiamparinoi (Pd), il sindaco di Torino e il parlamentare, sempre Pd, Ichino, mostra il volto peggiore di un padrone che umilia i lavoratori, nega loro il diritto elementare, quello di tornare nel proprio posto, nel proprio reparto, di riprendere regolarmente i turni dopo che il giudice del lavoro ne ha ordinato la reintegrazione.
La Fiom: “ un reiterato comportamento antisindacale” Il segretario regionale della Basilicata della Fiom, Emanuele De Nicola, afferma che la decisione della Fiat rappresenta “un reiterato comportamento antisindacale dell’azienda. Con i nostri legali valuteremo già oggi come ribattere a tale posizione”. De Nicola conferma la decisione di istituire un presidio davanti alla fabbrica di Melfi della Fiat, “per spiegare ai lavoratori i contenuti del ricorso sul licenziamento dei tre operai, accolto dal giudice del lavoro”. Il presidio si farà “e i tre operai – ha sottolineatoi e Nicola – saranno a disposizione dell’azienda a partire dal turno delle ore 14”. “Assurdo e incomprensibile l’atteggiamento della Fiat- ha concluso- che appena due giorni fa aveva comunicato ai tre operai la decisione di reintegrarli, rispettando la decisione del giudice del lavoro”. Ora fa retromarcia forse consigliata anche dagli avvocato che ieri hanno presentato ricorso contro la sentenza emessa dal giudice del lavoro di Melfi che aveva accolto il ricorso della Fiom contro il licenziamento dei tre operai avvenuto il nove agosto scorso disponendo il reintegro nel posto di lavoro. Il ricorso contro questa decisione del magistrato sarà discusso a partire dal sei ottobre. Il mancato reintegro assume anche il significato di una pressione perché la sentenza venga cambiata. Far rientrate gli operai al lavoro,secondo la Fiat, avrebbe potuto apparire come un segnale di debolezza da parte dell’azienda, quasi una ammissione di colpa.
Nel presentare il ricorso, ben 53 pagine, infatti l’azienda in una nota ha affermato:”Siamo convinti che la prima sentenza non sia stata corretta”. Il ricorso è scritto in 53 pagine ed è stato depositato presso il Tribunale di Melfi. Il giudice del lavoro di Melfi, Amerigo Palma, ha fissato al 6 ottobre prossimo la data della prima udienza . Il ricorso è firmato dagli avvocati Bruno Amendolito, Francesco Amendolito, Maria Di Biase e Grazia Fazio del Foro di Bari e da Diego Dirutigliano e Luca Ropolo del Foro di Torino.
Enzo Masini, responsabile auto della Fiom, aveva reagito all’azione del Lingotto dichiarando: “Abbiamo piena fiducia nella magistratura. Era prevedibile che la Fiat avrebbe fatto ricorso; ma alla ripresa lavorativa, è fondamentale che i tre operai tornino sul proprio posto di lavoro e che quindi la Fiat adempia al decreto di primo grado e alla condanna per comportamento antisindacale. La Fiat con il suo atteggiamento non andrà lontano”. Ora la situazione si è fatta ancora più grave proprio perché il mancato reintegro non può che essere visto come un tassello dell’offensiva antoiperaia e antisindacale, della vera e propria battaglia ingaggiata da Marchionne
e i suoi accoliti contro la Fiom