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Il solare costa meno del nucleare Il sorpasso al prezzo di 0,16 dollari a chilowattora. L’energia atomica costerà sempre di più

In Senza categoria on agosto 9, 2010 at 7:34 am

 I costi di energia solare e atomica (da Ncwarn.org)

 

 I costi di energia solare e atomica (da Ncwarn.org)NEW YORK – Oggi negli Stati Uniti la produzione di energia solare costa meno di quella nucleare. Lo afferma un articolo pubblicato il 26 luglio sul New York Times, che riprende uno studio di John Blackburn, docente di economia della Duke University. Se si confrontano i prezzi attuali del fotovoltaico con quelli delle future centrali previste nel Nord Carolina, il vantaggio del solare è evidente, afferma Blackburn. «Il solare fotovoltaico ha raggiunto le altre alternative a basso costo rispetto al nucleare», spiega Blackburn, nel suo articolo Solar and Nuclear Costs – The Historic Crossover, pubblicato sul sito dell’ateneo. «Il sorpasso è avvenuto da quando il solare costa meno di 16 centesimi di dollaro a kilowattora» (12,3 centesimi di euro/kWh). Senza contare che il nucleare necessita di pesanti investimenti pubblici e il trasferimento del rischio finanziario sulle spalle dei consumatori di energia e dei cittadini che pagano le tasse.

COSTI FOTOVOLTAICO IN DISCESA – Secondo lo studio di Blackburn negli ultimi otto anni il costo del fotovoltaico è sempre diminuito, mentre quello di un singolo reattore nucleare è passato da 3 miliardi di dollari nel 2002 a dieci nel 2010. In un precedente studio Blackburn aveva dimostrato che se solare e eolico lavorano in tandem possono tranquillamente far fronte alle esigenze energetiche di uno Stato come il Nord Carolina senza le interruzioni di erogazione dovute all’instabilità di queste fonti.

COSTI NUCLEARE IN CRESCITA – I costi dell’energia fotovoltaica, alle luce degli attuali investimenti e dei progressi della tecnologia, si ridurrà ulteriormente nei prossimi dieci anni. Mentre, al contrario, i nuovi problemi e l’aumento dei costi dei progetti hanno già portato alla cancellazione o al ritardo nei tempi di consegna del 90% delle centrali nucleari pianificate negli Stati Uniti, spiega Mark Cooper, analista economico dell’Istituto di energia e ambiente della facoltà di legge dell’Università del Vermont. I costi di produzione di una centrale nucleare sono regolarmente aumentati negli ultimi anni e le stime sono costantemente in crescita.

Riscaldamento globale: altro che fantascienza, la Padania sarà la nuova Atlantide

In Senza categoria on agosto 9, 2010 at 7:08 am

Mentre la politica energetica e climatica mondiale resta paralizzata, i ghiacci continuano a sciogliersi, i mari ad alzarsi e le temperature a crescere. Per capire meglio a cosa il pianeta stia andando incontro, Andrew C. Revkin del blog DotEarth del New York Times, riporta in un recente post un’intervista a Jim White, paleoclimatologo americano appena tornato da un’analisi dei ghiacci in Groenlandia.

Secondo lo scienziato, con il riscaldamento globale la Terra rischia di avvicinarsi alle condizioni climatiche che persistevano durante i millenni dell’ultimo intervallo interglaciale, l’Eemian, 125 mila anni fa. Un periodo ancor più caldo dell’attuale, in cui il livello dei mari era di 3-4 metri più alto.

A dirlo non sembra granché, ma, come fa notare lo scienziato, basterebbe a cancellare dalla faccia della Terra la maggior parte delle odierne città costiere, Miami in primis e addirittura Washington D.C. Possiamo solo immaginare gli equivalenti italiani: non solo sparirebbero le parti a livello del mare delle città costiere (a Napoli però si salverebbe Posillipo, a Genova Castelletto), ma la Padania sarebbe sommersa dalle acque, come lo era milioni di anni fa, prima che i detriti dalle Alpi la riempissero. Il delta del Po, per anni terra di inondazioni e allvioni, potrebbe essere la porta di ingresso della marea.

Dal momento che fermare il processo in corso e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra pare nei fatti impossibile, viste le politiche adottate dai vari Paesi del mondo, White suggerisce di cominciare a pensare all’adattamento. In altre parole, di cominciare a spostare le città minacciate da un probabile inabissamento verso l’interno, ricostruendole e ripopolandole, dal momento che per la fine del secolo il livello delle acque si sarà già alzato di quasi un metro.

Lo scenario è fantascientifico, ma l’unica alternativa possibile lo è forse ancor di più. «Non c’è nulla che possiamo fare per prevenire il cambiamento climatico e non doverci rassegnare all’adattamento?» gli chiede il giornalista. Gli risponde lo scienziato: «I livelli di anidride carbonica e metano sono già molto più alti di quanto sia mai accaduto nell’ultimo milione di anni. E ridurli, a  questo punto, non è affatto semplice né veloce. Ci vorrebbe un complesso intervento di geoingegneria, in grado di rimuovere i gas serra dall’atmosfera, ma sarebbe qualcosa di estremamente costoso».

«Penso sia giunto il momento di guardare alla realtà dei fatti e di cominciare a elaborare soluzioni intelligenti per essere pronti a quello che già oggi appare come un cambiamento ineluttabile. Non spetta a me decidere in che modo intervenire: il mio ruolo è quello di informare la società e i leader politici su quanto sta accadendo. A me non importa in che direzione andremo, se in quella dell’adattamento o in quella della modifica geoingegneristica del clima, l’unica cosa che mi interessa è che non si neghi l’evidenza e si affronti il problema con intelligenza».

Conclude White : «Siamo l’unica specie sul pianeta che può rendersi conto razionalmente di quanto sta accadendo ed è ora che cominciamo a prenderne atto

Mentre la politica energetica e climatica mondiale resta paralizzata, i ghiacci continuano a sciogliersi, i mari ad alzarsi e le temperature a crescere. Per capire meglio a cosa il pianeta stia andando incontro, Andrew C. Revkin del blog DotEarth del New York Times, riporta in un recente post un’intervista a Jim White, paleoclimatologo americano appena tornato da un’analisi dei ghiacci in Groenlandia.

In Senza categoria on agosto 9, 2010 at 7:05 am

Mentre la politica energetica e climatica mondiale resta paralizzata, i ghiacci continuano a sciogliersi, i mari ad alzarsi e le temperature a crescere. Per capire meglio a cosa il pianeta stia andando incontro, Andrew C. Revkin del blog DotEarth del New York Times, riporta in un recente post un’intervista a Jim White, paleoclimatologo americano appena tornato da un’analisi dei ghiacci in Groenlandia.

Secondo lo scienziato, con il riscaldamento globale la Terra rischia di avvicinarsi alle condizioni climatiche che persistevano durante i millenni dell’ultimo intervallo interglaciale, l’Eemian, 125 mila anni fa. Un periodo ancor più caldo dell’attuale, in cui il livello dei mari era di 3-4 metri più alto.

A dirlo non sembra granché, ma, come fa notare lo scienziato, basterebbe a cancellare dalla faccia della Terra la maggior parte delle odierne città costiere, Miami in primis e addirittura Washington D.C. Possiamo solo immaginare gli equivalenti italiani: non solo sparirebbero le parti a livello del mare delle città costiere (a Napoli però si salverebbe Posillipo, a Genova Castelletto), ma la Padania sarebbe sommersa dalle acque, come lo era milioni di anni fa, prima che i detriti dalle Alpi la riempissero. Il delta del Po, per anni terra di inondazioni e allvioni, potrebbe essere la porta di ingresso della marea.

Dal momento che fermare il processo in corso e ridurre drasticamente le emissioni di gas serra pare nei fatti impossibile, viste le politiche adottate dai vari Paesi del mondo, White suggerisce di cominciare a pensare all’adattamento. In altre parole, di cominciare a spostare le città minacciate da un probabile inabissamento verso l’interno, ricostruendole e ripopolandole, dal momento che per la fine del secolo il livello delle acque si sarà già alzato di quasi un metro.

Lo scenario è fantascientifico, ma l’unica alternativa possibile lo è forse ancor di più. «Non c’è nulla che possiamo fare per prevenire il cambiamento climatico e non doverci rassegnare all’adattamento?» gli chiede il giornalista. Gli risponde lo scienziato: «I livelli di anidride carbonica e metano sono già molto più alti di quanto sia mai accaduto nell’ultimo milione di anni. E ridurli, a  questo punto, non è affatto semplice né veloce. Ci vorrebbe un complesso intervento di geoingegneria, in grado di rimuovere i gas serra dall’atmosfera, ma sarebbe qualcosa di estremamente costoso».

«Penso sia giunto il momento di guardare alla realtà dei fatti e di cominciare a elaborare soluzioni intelligenti per essere pronti a quello che già oggi appare come un cambiamento ineluttabile. Non spetta a me decidere in che modo intervenire: il mio ruolo è quello di informare la società e i leader politici su quanto sta accadendo. A me non importa in che direzione andremo, se in quella dell’adattamento o in quella della modifica geoingegneristica del clima, l’unica cosa che mi interessa è che non si neghi l’evidenza e si affronti il problema con intelligenza».

Conclude White : «Siamo l’unica specie sul pianeta che può rendersi conto razionalmente di quanto sta accadendo ed è ora che cominciamo a prenderne atto