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Molte specie nelle foreste tropicali potrebbero estinguersi entro il 2100

In Senza categoria on agosto 21, 2010 at 1:18 PM
 
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Entro il 2100 sarà viva solo una piccola parte delle piante e degli animali delle foreste tropicali: tra il 18 e il 45 per cento. O almeno, solo queste specie saranno ancora così come le conosciamo oggi. Lo rivela uno studio scientifico della Carnegie Institution of Global Ecology: pubblicata sulla Conservation Letters (ANI), la ricerca si concentra sull’effetto combinato della deforestazione e del taglio selettivo di alberi, intersecandoli sulle proiezioni del cambiamento climatico.
“Questa è la prima elaborazione combinata degli impatti sull’ecosistema globale delle foreste tropicali – ha spiegato Greg Asner – Nelle aree destinate a soffrire di più gli affetti del cambiamento climatico, è possibile concentrare gli sforzi per ridurre la pressione esercitata dalla deforestazione, aiutando le specie ad adattarsi al cambiamento climatico o consentendo alle specie di migrare al passo con lo spostamento delle fasce climatiche”.

Gli scienziati hanno esaminato l’effetto integrato del cambiamento climatico e dell’utilizzo del suolo, integrando le mappe del taglio e le proiezioni satellitari del cambiamento climatico, creando una mappatura della vegetazione futura per 16 diversi modelli climatici. Su questa base hanno sviluppato scenari sulla distribuzione dei differenti tipi di specie vegetali, dalle latifoglie sempreverdi, ai decidui, a differenti tipi di erbacee.

Nell’America centrale e meridionale, il cambiamento climatico potrebbe alterare circa i due terzi della biodiversità delle foreste tropicali umide. La combinazione di questo scenario con l’andamento attuale della deforestazione, fa sì che il bacino amazzonico possa vedere modifiche su oltre l’80 per cento della biodiversità regionale.

La maggior parte dei cambiamenti nel Bacino del Congo sono legati al taglio selettivo di legni di pregio e alla deforestazione legata ai cambiamenti climatici. Questi due fattori possono influire negativamente su una quota compresa tra il 35 per cento e 74 per cento della biodiversità regionale. Su scala continentale, circa il 70 per cento della biodiversità delle foreste tropicali dell’Africa sarebbe probabilmente influenzato se le attuali pratiche di prelievo legnoso non saranno drasticamente limitate.

“Questo studio è la prova più evidente ancora che gli ecosistemi naturali del mondo subiranno profondi cambiamenti, tra cui gravi alterazioni nella composizione delle specie, a causa dell’influenza combinata dei cambiamenti climatici e uso del territorio. La protezione della flora e della fauna del pianeta, come noi le conosciamo, dipenderà da una immediata diminuzione delle  emissioni di gas serra “, ha sottolineato Daniel Nepstad, del iWoods Hole Research Center

Maroni al Corsera: ‘Giusto espellere i rom. Da fare anche con i comunitari’

In Senza categoria on agosto 21, 2010 at 1:07 PM

di Pasquale Giordano

ROMA — Nella guerra dei duri e puri entra in ‘scivolata da dietro’ il ministro dell’Interno, Bobo Maroni, che in un intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’, a proposito della scelta di Sarkozy di allontanare i Rom dice: “Sarkozy ha ragione ma non è certo una novità. Anche l’Italia usa da anni la tecnica dei rimpatri assistiti e volontari. Nel 2007, proprio con i rom, usò questa strada pure il sindaco di Roma, che non era Jean-Marie Le Pen ma Walter Veltroni. E figuriamoci se allora qualche professionista dell’antirazzismo si sognò di gridare allo scandalo”.

Ed effettivamente nel 2007, dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani uccisa da un romeno di 23 anni vicino alla stazione romana di Tor di Quinto, sia Veltroni che l’allora premier Prodi si produssero in dichiarazioni e in atti simili a quelli del Sarkozy odierno.
Prodi, ad esempio aveva trasferito in un decreto legge le norme sulle espulsioni contenute nel ddl del pacchetto sicurezza. Norme che attribuivano ai prefetti il potere di espellere dall’Italia i cittadini comunitari per motivi di pubblica sicurezza. Con il bene placido dei “ministri della sinistra radicale” (cit. Prodi), anche l’allora sindaco di Roma aveva prodotto una durissima presa di posizione “Non ci si può girare intorno – aveva ribadito – la sicurezza è una grande questione nazionale che chiama in causa iniziative d’urgenza sul piano legislativo: i prefetti devono poter espellere i cittadini comunitari che hanno commesso reati contro cose e persone.”  “Se si sta in Europa – ha aggiunto determinato – bisogna starci a certe regole: la prima non può essere quella di aprire i boccaporti e mandare migliaia di persone da un Paese europeo all’altro.” “Prima dell’ingresso della Romania nell’Unione europea, Roma era la città più sicura del mondo.”

Quindi la Francia starebbe copiando l’Italia? Non proprio, contrariamente a quello che crede Maroni. Innanzitutto perché la scelta di Sarkozy non è verso un singolo che commette un reato, ma contro un’intera etnia, quella rom. E poi perché assomiglia più ad una farsa mediatica che ad un tentativo di ovviare al problema. Come già detto, niente e nessuno potrebbe impedire agli ‘allontanati’ di far ritorno in Francia.

Ma Maroni si spinge oltre, “E’ arrivato il momento di fare un passo in più” per arrivare “alla possibilità di espellere anche i cittadini comunitari”. Come per i clandestini, “Naturalmente – si affretta a precisare – solo per chi viola la direttiva che fissa i requisiti per chi vive in un altro Stato membro: reddito minimo, dimora adeguata e non essere a carico del sistema sociale del Paese che lo ospita. Molti rom sono comunitari ma non rispettano nessuno di questi requisiti.”

E qui sorgerebbe il secondo problema. A meno che non si abbiano delle deroghe, sia la Francia che l’Italia devono rispettare l’ ‘acquis comunitario’ (“l’insieme dei diritti e degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici che accomunano e vincolano gli stati membri dell’Unione Europea e che devono essere accolti senza riserve dai paesi che vogliano entrare a farne parte.”). Parte integrante di esso sono gli “Accordi di Schengen”, che regolano la libera circolazione delle persone tra i confini degli Stati membri. Al limite potrebbero limitarsi, come sta facendo la Francia, a porre loro l’invito ad  andarsene.
Il titolare del Viminale questo lo sa bene. “Durante la discussione per il pacchetto sicurezza – sostiene – fu proprio l’Italia a chiedere a Bruxelles la possibilità di attivare questa procedura. Ma il commissario Jacques Barrot, francese, rispose di no. Torneremo alla carica. Il 6 settembre ne discuteremo a Parigi in un incontro con i ministri dell’Interno di diversi Paesi europei».

Ma il compito per il Viminale di rendere ‘sicure le nostre città’ potrebbe complicarsi e non di poco, perché, come sostenuto anche da lui: “Il problema semmai è un altro: a differenza di quello che avviene in Francia, da noi molti rom e sinti hanno anche la cittadinanza italiana. Loro hanno diritto a restare, non si può fare nulla.